LA CAVA DELLA FAMIGLIA MORSELETTO.
Dalle rovine della seconda guerra mondiale nacque una generazione di artisti che avendo vissuto sangue morte e disperazione cercava di esprimere la propria storia, le proprie vicissitudini con una forma di pittura diversa.
Questi artisti astratti (Tapies, Santomaso, Burri e tanti altri) sentivano che i sacchi di juta, le muffe, le screpolature della pietra .. potevano esprimere il peso che portavano nel cuore.
Artisti materici: trattavano con le loro mani materiali i più diversi, impastavano i colori con la sabbia, graffiavano la tela, riempivano crepe con colla e gesso … Imprimevano nella tela i segni del sudore, del lavoro dell’uomo.
Quando sono entrato nella cava di pietra ormai abbandonata nei Colli Berici ancora appartenente alla famiglia Morseletto ho rivisto segni graffi solchi buchi che gli operai che avevano lavorato per decenni in quelle enormi stanze da loro stessi scavate avevano lasciato nella pietra.
Anche lì l’uomo aveva sudato, graffiato, scavato, perforato …. lasciando sulle pareti le tracce di tutto ciò.